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CE L’ABBIAMO NEL SANGUE: perché il donatore è indispensabile

Serata 4 ottobre

L’ultima serata organizzata da Avis Meda per celebrare la serie di anniversari che ricorrono in questo 2023 si è tenuta mercoledì 4 ottobre, portando nel titolo le parole chiave dell’associazione, dal momento che ha toccato il tema della donazione di sangue, ossia la nostra prima e principale area di attività.

Sul palco, insieme al nostro presidente Renato Nobili, erano presenti il dott. Oscar Bianchi, presidente di Avis regionale Lombardia, e Mauro Brugali, presidente ad interim di Avis provinciale Monza e Brianza.

Primo e fondamentale argomento toccato nel corso della serata è stato il sistema volontaristico su cui si basa il mondo della donazione di sangue in Italia. Unico nel suo genere fino poco a tempo fa a livello mondiale, da poco adottato anche da due paesi europei che hanno deciso di ispirarsi a noi, a seguito dell’ottima tenuta strutturale durante la pandemia SARS-CoV-2 del 2020, durante la quale è stato il sistema più solido ed efficace nel mantenere adeguati livelli di autosufficienza di emocomponenti nel periodi più bui dell’emergenza.

Proprio da tale tema si è riflettuto su quanto sia fondamentale il ruolo di tutti i volontari donatori passati, attuali e futuri. Da qui sono emerse alcune considerazioni e dati su come funziona il sistema sangue nella nostra regione e provincia.

In Lombardia abbiamo 645 sezioni comunali e 12 provinciali, ossia uno per provincia. In Italia il 24% del sangue arriva dalla nostra regione sebbene la popolazione lombarda sia solo il 16% di quella dell’intera Italia, mentre il plasma non è donato in quantità sufficiente neanche a livello regionale. Proprio per questo motivo è stata avviata una campagna dal titolo #gialloplasma: il 18% del plasma viene acquistato da altre nazioni, dunque è necessario crescere in questo particolare tipo di donazione ancora troppo poco conosciuta. L’Italia oggi è autosufficiente a livello della componente rossa del sangue, mentre a livello di plasma dipendiamo ancora per il 18% dai paesi stranieri. 

Restringendo ancora di più il campo, nella nostra provincia di Monza e Brianza, invece, sono 39 le sezioni comunali di Avis, ma le équipe mediche che si occupano poi materialmente delle donazioni appartengono alla provincia di Milano.

Alla luce di queste riflessioni e ai numeri che ci si trova a gestire, appare sempre più inevitabile che la raccolta associativa dovrà diventare sempre più un mondo appartenente al volontariato, ma professionalizzato. E per favorire ciò, sono sul tavolo di discussione modalità di donazione che vengano sempre più incontro al donatore: per esempio, offrire la possibilità di donare in altri momenti della giornata, che non siano la mattina presto, come ad esempio nel pomeriggio o in orario serale. 

Appurato all’unanimità che il posto migliore dove conservare il sangue rimane il corpo umano, le banche del sangue sono fondamentali, al fine di garantire la disponibilità di sangue in qualsiasi momento, anche di fronte a un’urgenza imprevista. Proprio per questo esiste il sistema SISTRA, che è un database che può essere visitato in tempo reale da tutte le regioni ed è gestito dal CNS, ossia il Centro Nazionale Sangue, l’ente che regola tutta il ciclo del sangue e degli emoderivati in Italia. Teoricamente il suo funzionamento si basa sul fatto che le Regioni che hanno un eccesso di sangue lo mettano a disposizione di quelle Regioni che non ne hanno a sufficienza. Da qui si comprende come la compravendita delle sacche di sangue sia gestita a livello regionale. 

Una domanda emersa nel corso della serata riguardava il limite fino a cui si potesse spingere Avis come associazione. Bisogna chiarire che la nostra responsabilità termina nel momento in cui le sacche vengono consegnate in ospedale e quindi diventano parte del sistema statale. L’unica cosa che Avis Nazionale può fare è, quindi, vigilare affinché finiscano nelle mani giuste e che la qualità del sangue rimanga elevata. Ciò si concretizza anche nel vigilare su quei donatori che fanno viaggi in paesi a rischio, sia per la loro salute sia per quella di chi quel sangue lo riceverà. Sono esempi recenti gli esami aggiuntivi per la ricerca del virus West Nile o la sospensione temporanea per la febbre Dengue. 

Inoltre, per rimanere al passo con i tempi Avis sta sperimentando nuove forme di comunicazione, più all’avanguardia, in modo tale da rispettare le differenze fenotipiche, dettate dalla presenza di una popolazione sempre più variegata e multietnica. Per questo motivo vengono anche realizzate campagne in lingue diverse e che rispettino le sensibilità e le culture di tutti i cittadini.

Per concludere, è importante ricordare quello che Avis Meda può fare nel suo piccolo per i suoi donatori: innanzitutto fare in modo che la quantità di sangue che entra nel sistema sia costante, quindi che ci sia un numero di volontari continuo nel tempo, o ancora meglio, che aumenti. Questo va sia a tutela del singolo cittadino che dona, che in questo modo ha la possibilità di rimanere controllato e di verificare periodicamente il suo stato di salute, sia nei confronti del ricevente, che può essere una qualsiasi persona che per una sfortunata circostanza potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover necessitare di una trasfusione di sangue: è importante che gli venga garantita questa opportunità sempre, grazie alle donazioni del resto della popolazione. 

L’auspicio di tutti noi è che il sistema di gestione delle sacche vada migliorando, che questa gestione si adegui alle esigenze dello stato in toto (tramite maggiori donazioni di plasma) e che il numero di donatori si mantenga costante o addirittura aumenti.

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