Un miracolo di responsabilità sociale
Giovedì 31 marzo 2022 si sono chiuse le porte dell’HUB vaccinale di Meda, un esempio unico nel suo genere a livello nazionale, se non addirittura europeo, di volontariato resiliente, fin dal suo esordio. Avis Meda è fiera di aver contribuito attivamente alla sua riuscita, in modo costante e sentito assieme ai tantissimi enti e associazioni che non solo lo hanno realizzato, ma lo hanno tenuto attivo per mesi.
Alla chiusura dell’HUB vaccinale di Meda alcune riflessioni si sono sedimentate negli animi dei nostri dipendenti e volontari.
Fra le mura della palestra di via Cialdini prima e all’interno del centro in corso della Resistenza poi si respirava un’aria ogni giorno così simile e diversa al contempo, ma sempre più lieve man mano che ci si avvicinava alla fine di quella che possiamo chiamare un’esperienza di vita. Ogni giorno centinaia di persone ricevevano protezione, accrescendo la somma di vaccinati nel nostro Paese. E questo non faceva altro che alimentare il senso di soddisfazione, l’aver portato avanti con impegno e concluso con orgoglio un’opera di responsabilità sociale senza pari, portando con sé il valore di azioni apparentemente semplici che difficilmente dimenticheremo.
Abbiamo conosciuto persone, fatto amicizia, creato dei legami fra operatori diversi ma simili, tutti vicini ogni giorno a condividere uno spazio che per quanto provvisorio, perché così doveva essere, rimanesse per noi un luogo, in cui abbiamo lavorato, donato del tempo e provato emozioni.
Di fatto è stata l’azione comune animata da uno spirito indescrivibile a renderci molto di più che dei semplici operatori.
In questi intensi mesi abbiamo visto scendere in campo una delle più alte e tangibili dimostrazioni di volontariato, impegno, costanza, altruismo. Questo giorno finale è stato il coronamento di un’opera nata in poco tempo, cresciuta con grande forza e conclusa con onore e tanto orgoglio.
C’era un’energia tutt’intorno: un miscuglio di gratitudine, soddisfazione e costanza. Tanti ammiravano, altri mostravano impegno e talora stanchezza, mai nessuno ha fatto trasparire perdita di entusiasmo. Tutti erano fieri e felici.
In questi mesi i gesti si facevano abitudini, anche se non erano mai scontati perché ogni presa in carico era singolare, la visita si faceva soprattutto ascolto, la puntura tramutava in carezza, l’attesa era accoglienza. Piccole azioni, ritagli di tempo di tutti gli intervenuti, mai una monotonia nella forte convinzione di fare la differenza per fronteggiare uno dei nemici più inattesi del nostro secolo.
Si è parlato di miracolo, di responsabilità sociale, di impegno, di persuasione diffusa. Tutte parole molto complesse, parole importanti, ma sicuramente quello che è stato non apparterrà mai davvero al passato, perché risuonerà nella forza del bene che ha saputo generare in ogni singolo attore silenzioso che ha animato quelle mura.
Non possiamo far altro che, a cuor leggero, ringraziare tutti, con lo spirito di chi c’è stato, c’è e ci sarà sempre.